L’agricoltura è sotto pressione e il momento appare più delicato che mai. Cia Agricoltori Italiani dichiara che non intende accettare le minacce implicite nella proposta di creare un “Fondo unico”, capace di ridurre le risorse destinate all’agricoltura e di azzerare le specificità fondamentali della Politica Agricola Comune (PAC). In particolare, l’associazione sottolinea che questa scelta andrebbe a intaccare i fondamenti storici e strutturali della PAC, rischiando di indebolire uno dei pilastri su cui si fonda l’Unione Europea e il suo sviluppo verde.
La PAC: il cuore verde dell’Europa
La PAC, nata oltre mezzo secolo fa, è considerata il “cuore verde” del progetto europeo, non solo per la sua funzione economica, ma anche per il ruolo centrale nel garantire sicurezza alimentare, tutela delle aree rurali e sostenibilità ambientale. Qualsiasi tentativo di depotenziare questo strumento rischia di compromettere seriamente non solo il settore agricolo, ma l’intero modello comunitario.
Perché “Non arriviamo al fondo!”?
Con lo slogan “Non arriviamo al fondo!”, Cia marca chiaramente il suo dissenso nei confronti dell’idea di fondere la PAC in un contenitore unico con altre politiche europee. Un’iniziativa che, secondo l’associazione, comporterebbe una drastica riduzione delle risorse per l’agricoltura, in favore di un uso più flessibile delle risorse da parte degli Stati membri. Questo eliminerebbe l’autonomia storica della PAC, lasciandola vulnerabile a tagli e redistribuzioni non coordinate.
Cosa significa mobilitazione permanente
La mobilitazione lanciata da CIA non si limita a un’iniziativa simbolica, ma comprende un impegno costante sul fronte nazionale e europeo per contrastare ogni tentativo di revisione strutturale che riduca il budget o frammenti la PAC. L’obiettivo è proteggere la coesione del mercato agricolo europeo, evitando disparità tra Paesi e garantendo alle imprese agricole italiane risorse adeguate e stabilità.
Le ragioni del no
Gli elementi alla base dell’opposizione sono molteplici:
- Riduzione della dotazione finanziaria: aggregare la PAC a un Fondo generico significherebbe diminuire le risorse dedicate all’agricoltura, con effetti concreti negativi sul reddito degli agricoltori italiani ed europei.
- Perdita di autonomia politica: la PAC perderebbe la sua struttura indipendente, diventando vulnerabile alle priorità politiche “a corto respiro” degli Stati.
- Maggiore disparità tra regioni: senza una PAC comune e centralizzata, aumenterebbero le disuguaglianze tra Stati membri, con conseguenze concrete sulle aree rurali.
In sintesi, deturpare la PAC significherebbe snaturare una delle leve principali per garantire:
- sicurezza alimentare
- coesione territoriale
- sviluppo agricolo innovativo
- contrasto al cambiamento climatico e alla lotta all’abbandono delle aree interne
Un impegno condiviso, da Nord a Sud
La mobilitazione di CIA ha già coinvolto le sedi regionali, che hanno aderito in massa alla campagna nazionale. Dalla Lombardia alle realtà agricole veneta e calabrese, le associazioni locali hanno rilanciato lo slogan “Agricoltura sotto attacco. Non arriviamo al fondo!”, sensibilizzando le comunità agrarie, i cittadini e le istituzioni locali. L’azione è accompagnata dal sostegno convinto alla petizione promossa dal Copa-Cogeca, volta a testimoniare in tutta l’Unione la necessità di una PAC autonoma e adeguatamente finanziata
