Ripristinare i piccoli impianti collinari, potenziare le reti irrigue, creare nuovi invasi guardando all’innovazione
Roma, 23 marzo – Recuperare subito risorse idriche riattivando i piccoli impianti collinari che negli anni ‘60 vennero costruiti in tutta l’Italia Centrale. Nella sola Toscana c’erano più di 2 mila laghetti. Oggi la quasi totalità di questi invasi è stata abbandonata. Ma questo non può sorprenderci: in Italia hanno chiuso l’attività centinaia di migliaia di aziende, sono stati dismessi milioni di ettari di terreno e si è persa del tutto la zootecnia collinare e pedemontana, specie nell’Appennino. La riduzione dell’attività agricola ha acuito la fragilità e la vulnerabilità dei nostri territori, oggi ulteriormente aggravati dal cambiamento climatico. Questa la riflessione di Cia-Agricoltori Italiani illustrata all’Accademia dei Georgofili e diffusa in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua.
La buona agricoltura, spiega la Cia, non solo produce beni alimentari di qualità, ma costruisce e conserva il paesaggio, fornisce indispensabili servizi eco-sistemici, salvaguarda il capitale naturale e contribuisce a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Ma la buona agricoltura ha necessità di acqua. Dobbiamo potenziare la superficie servita dalle reti collettive nel Paese, e, contemporaneamente, aumentare le aree coperte con piccoli invasi aziendali e interaziendali e riuscire a fornire acqua a tutti gli agricoltori. Sicuramente va ridotto il ricorso all’attingimento di acque profonde, che impoverisce la falda, peggiora la struttura del suolo e sulla costa favorisce la risalita del cuneo salino. L’altra possibilità per irrigare, seppure scarsamente utilizzata in Italia, è usando le acque reflue depurate. In casi specifici, come ad esempio nell’irrigazione di soccorso e con le giuste cautele (affinamento successivo), quest’acqua può divenire una risorsa importante soprattutto in alcune Regioni.
Oggi -sostiene Cia- si dovrebbero recuperare i piccoli impianti collinari già esistenti e avviare un programma di nuovi invasi multifunzionali a supporto dell’agricoltura irrigua, della biodiversità naturale, ma anche per una migliore cura idrogeologica del territorio, accrescendo la capacità di raccolta, stoccaggio e gestione delle acque piovane. I progetti vanno fatti con attenzione, ma gli aspetti positivi anche sul fronte naturale sono decisamente maggiori dei problemi.
Interessante è la possibilità di rendere questi invasi energeticamente autosufficienti con piccoli impianti fotovoltaici, anche flottanti. Per Cia è fondamentale che l’irrigazione sia praticata con tecniche innovative per accrescere l’efficienza irrigua e abbattere i costi per le aziende, integrate con tecniche agronomiche adeguate (agricoltura conservativa, inerbimenti delle interfila, valorizzazione della sostanza organica e della biodiversità del suolo, agricoltura di precisione).
Bisogna superare la contrapposizione tra competitività e sostenibilità ambientale nelle politiche di sviluppo agricolo. Per fare questo è necessario puntare all’innovazione, alla multifunzionalità dell’impresa, all’organizzazione delle filiere e dei sistemi agricoli territoriali, sempre più orientati al mercato e alle necessità dei consumatori. E’ importante tener conto di queste problematiche nel dibattito iniziato sulla nuova Pac post 2020. Non si può considerare il Psr il fondo per finanziare tutto. Occorre che, anche a livello nazionale, si torni a finanziare, nel contesto delle grandi opere, anche le infrastrutture irrigue, il miglioramento delle reti collettive, i nuovi invasi. Mentre è opportuno finalizzare il Psr agli interventi di infrastrutturazione su scala aziendale e interaziendale (compresi i laghetti). L’innovazione agronomica e irrigua devono diventare centrali nella prossima programmazione.
Oggi è diventato essenziale rimettere al centro la fertilità, la gestione di suolo e acqua assieme alla sistemazione e manutenzione idrogeologica del territorio. Anche per questo è necessario, conclude la Cia, ricostruire e rilanciare un servizio di consulenza efficace, che sappia collegare e far dialogare efficacemente il mondo della ricerca con il sistema delle imprese.
L’ACQUA IN ITALIA. ALCUNI DATI
In Italia custodiamo il più importante patrimonio d’acqua europeo composto da: 1.242 corsi d’acqua (11 di lunghezza oltre i 200 km, 58 oltre i 100 km, 135 che sfociano in mare con bacino idrografico oltre i 200 km quadrati che coprono l’83% della superficie nazionale), 14 laghi naturali con superficie maggiore di 10 km quadrati, 183 laghi artificiali, 4.000 piccoli specchi d’acqua alpini, 1.053 corpi idrici sotterranei, 381 grandi dighe (oltre 15 metri altezza con volume invasi maggiore a 1 milione di metri cubi) e altre 30 fuori esercizio, 28 in invaso limitato, 84 in collaudo, 11 in costruzione.